lunedì 21 febbraio 2011

Tagliente come una lama affilata incide il cuore di mille tagli.



Il mio viso non ha più espressione.
Non so bene come sia accaduto tutto.
Avevo un attimo prima litigato di già con mia madre per la scuola.
Ci ero già rimasta di merda, perchè lei ha visto le mie cicatrici sanguinare tempo fa, lei sa quanto diavolo sto male da tre mesi, lei sa che vomito, lei sa che non mangio, lei sa che ho sofferto per Guido... ma non mi ha capita.
Mi ha solo dato a capire che anche se soffro devo fare il mio DOVERE. Che devo compiacere loro. Che devo restare la fottuta f i g l i a p e r f e t t a, anche se ho il cuore lacerato.
Devo prima di tutto soddisfare loro, gli altri. Rabbia.
Primo colpo di crisi.
Un attimo dopo so che ero in cucina, so che avevo da poco vomitato, so che i miei stavano parlando di cambiare la macchina con mio fratello... so che ho cercato lo sguardo comprensivo di mio padre per inserirmi nei loro discorsi, ma appena ho azzardato una parola lui mi ha ignorata rinfacciandomi che se bisogna comprare una macchina nuova i soldi non devono "andarsene" per la mia scuola che è privata. Perchè di pubbliche ne ho cambiate cinque, e per i miei problemi non potevo, non riuscivo a starci, ad essere costante...
Cosa mi sono sentita?
Un peso, un sacrificio, uno spreco, una nullità, un FALLIMENTO.
Sono scoppiata. Mi sono dileguata con un "Io non ho fame". Mi trattengo.
Attendo di tornare nel mio mondo, dove nessuno può vedermi, criticarmi, insultarmi, dire che sbaglio... prendo l'Ipod e mi ficco violentemente le cuffie nelle orecchie, per cancellare quel silenzio, quel vuoto... tutto quello schifo che mi sentivo intorno. La canzone "Brick my boring brick" dei Paramore a massimo volume, giusto per coprire quel dolore.
La rabbia divampava. La rabbia mi divorava. Le forbici. Dove cazzo sono le forbici?
Eccole, nel mio astuccio. Le cerco e le guardo come guardavo una tavoletta di cioccolata. Le desidero. Le voglio, voglio che quelle fottute lame lacerino il mio tessuto cutaneo.
Le infilo tra le dita, e quasi come se non fossi io a muovere la mia mano, con un colpo deciso incido un taglio, un altro, e ancora un altro... e sento il dolore dissolversi lentamente... sento la leggerezza prendere il sopravvento su di me. Mi sento finalmente s e r e n a.
Una sensazione meravigliosa. Che solo un'autolesionista può comprendere.
E subito dopo quell'attimo idilliaco, mi trovo il viso irrigato dalle lacrime. Mi trovo il cuscino intriso di macchie di sangue sparse qua e là, mi trovo costretta a rivedere immagini dei miei pezzi di vita passata susseguirsi in questa fottuta testa. C o s t r e t t a.
. Lui ancora appare al di là dei miei occhi troppo umani. Lui appare lì nella mia stanza. Lui sorridermi. Lui guardarmi negli occhi. Lui tenermi la mano. Lui sfiorarmi i capelli con dolcezza. E' come se quelle emozioni le avessi provate in un'altra vita... non in questa.
Questa vita non so di chi sia. Non mi appartiene.
E poi la maledetta voce della verità. Illusa. Sei una povera illusa. Davvero credevi che lui ci tenesse a te? Davvero pensavi di essere importante per lui? Lui ti ha usata e basta, per i suoi porci comodi. No... basta... basta... non è vero... Sì, è vero invece. E tu ti sei lasciata sfruttare, ai comandi di quel tuo debole fragile insulso cuore che traboccava di amore per lui... e ora ne paghi le conseguenze. Conseguenze. Conseguenze. Conseguenze. Conseguenze. Conseguenze.
Un ECO che mi fa rabbrividire.
Sono queste le conseguenze dell'amore? E' questo che porta amare una persona...?
Qualcosa mi priva del respiro. Vorrei morire. Vorrei che quel dolore smettesse, perchè quel dolore mi sta distruggendo dentro, mi sta facendo a pezzi cuore e anima... nascondo la testa sotto al piumone, morendo lentamente in quel tepore creato solo dal mio corpo, dal mio sangue scorrere nelle vene alla ricerca di una residua caloria... ma niente... calorie nel mio corpo non ce ne sono, e così deve ricorrere alle riserve di grassi. L'unica piacevole sensazione in tutto questo schifo. L'unica consolazione...

E poi basta. Niente. Ricordo solo di aver chiuso gli occhi ancora immersi di lacrime, ancora l'immagine di Guido riflessa dentro alla mia mente, e poi... il VUOTO.
Quel vuoto in cui ormai vivo anche nella realtà... non c'è molta differenza... tranne che dormendo non senti il dolore, è come se appartenesse a qualche remoto incubo.
Ma appena ti svegli ti accorgi che è la realtà. Che tu sei una ragazza che ha perso l'amore, che ha perso la magrezza, che ha perso i sogni, che ha perso le amicizie, che ha perso la vita ormai... e che tornare sui propri passi è la cosa più difficile del mondo.
Che ci vorrebbe un MIRACOLO per ridarti la gioia di vivere. Ma chissà per quale motivo in questi momenti puoi pregare, puoi cercare un Dio nell'ignoto, ma quel miracolo non lo vedi mai...come se la causa dei tuoi stessi mali fossi tu.
So bene che è così, ma so anche che ciò che mi ha ridotta così è stato l'amore... e amare non è un errore... forse lo è amare più di se stesse chi ti usa fino all'ultimo.
Ma l'amore mi rendeva cieca.
Non ero io. Non ero io. Era il mio cuore.

E poi all'improvviso battono alla porta. Pretendono che io esca, finga di essere felice, sorrida come sempre, come una fottuta bugiarda... che io non faccia la vittima, fingendo di stare male perchè ho tutto... pretendono che io mangi, che non mi lamenti... forse è proprio ciò che farò, per non mostrare quanto dannatamente il mio cuore si sta frantumando.
Forse anche domani, mi abbufferò di nuovo, vomiterò, nasconderò il mio dolore e andrò così avanti giorno per giorno... forse è l'unica soluzione.
Forse prima o dopo quel miracolo arriverà.
Vorrei trovare la forza di crederci ancora...
giuro se lo vorrei...
E intanto le cicatrici fanno male... come se il mio cuore pulsasse lì.

1 commento:

  1. ciao piccola, ho scritto troppo e non potevo inviarti qua il messaggio, quindi te l'ho inviato su FB. Privato ovviamente. Un bacioooo

    Ti voglio bene!

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